Da quando ha assunto la massima carica del Brasile nel 2019, il presidente Jair Bolsonaro ha adottato misure per rendere più flessibile l’acquisto e il possesso di armi da parte della popolazione. Decidendo di demandare la lotta alla criminalità al singolo cittadino vista la cronica insufficienza dimostrata dalla polizia regolare.
L’intenzione di facilitare l’accesso al possesso di armi da parte dei cittadini si era trasformata in una promessa formale di Bolsonaro già durante la campagna elettorale, che per questo era stata centrata in gran parte sulla necessità di un inasprimento nella lotta alla criminalità. Già nello scorso mese di agosto era stato così consentito alla polizia federale di autorizzare i cittadini ad acquistare fino a quattro armi da fuoco ciascuno.
Un provvedimento che agli occhi di Bolsonaro deve essere stato considerato insufficiente, visto che ieri ha deciso di stimolare ulteriormente la diffusione delle armi da fuoco, facendo varare dal suo governo un provvedimento che azzera i dazi all’importazione di revolver e pistole semiautomatiche, fissati in precedenza al 20 per cento del valore del prodotto.
Secondo quanto stabilito dalla Camera del commercio estero (Camex) del ministero dell’Economia brasiliano la riduzione entrerà in vigore a partire dal gennaio 2021. Il provvedimento non si applica ad alcuni tipi di armi, come quelle ad “avancarica”, pistole lanciarazzi, revolver a salve e pistole ad aria compressa o a gas.
Con la decisione di azzerare la tassa di importazione, il Brasile ha in pratica stabilito di includere revolver e pistole in un elenco di prodotti “eccezionali”, che potranno essere messi in vendita con prezzi diversi da quelli con i quali sono normalmente venduti in Argentina, Uruguay e Paraguay, gli altri paesi che fanno parte del trattato del Mercosur. Difficile dire se tutto ciò avrà un effetto positivo sulla lotta alla criminalità. Di sicuro è prevedibile che incrementerà presso i brasiliani la possibilità di farsi giustizia da soli.