Il giornale online nicaraguense “Confidencial” ha pubblicato un sondaggio di Cid Gallup (Costa Rica) sulla popolarità goduta da Daniel Ortega a poche settimane dalle elezioni presidenziali, dal quale risulta che sette elettori su dieci disapprovano la sua gestione degli affari del Paese.
Secondo la rilevazione la stragrande maggioranza dei nicaraguensi pensa che Ortega “faccia poco o nulla per il suo popolo”, mentre la riprovazione per la sua gestione della pandemia supera addirittura quella generale, portando la percentuale di giudizi negativi a livelli mai raggiunti negli ultimi quattro mesi.
Secondo Cid Gallup, ad appoggiare ancora l’ex guerrigliero, che si ripropone alla testa del suo Paese dopo essere stato ininterrottamente al potere dal 2007 ed aver fatto approvare una riforma della Costituzione per potersi ricandidare all’infinito, sarebbe solo il 29% di nicaraguensi, mentre il 2% non si esprime.
I motivi che hanno portato a un giudizio negativo di tale portata si basano sulla convinzione della maggioranza degli intervistati che Ortega non farà nulla per dare soluzione ai problemi da cui sono afflitti i nicaraguensi, prima di tutto quelli della mancanza di lavoro, particolarmente acuta dallo scoppio della rivolta contro il governo dell’aprile 2018. In seguito ancor più aggravata dal diffondersi dell’epidemia in un Paese in cui il lavoro informale costituisce ancora una fetta importante dell’occupazione.
Lo stesso istituto demoscopico aveva reso noto nell’agosto scorso un proprio sondaggio dal quale emergeva che Ortega era il governante che godeva della peggiore valutazione in Centro America, dal momento che il 65% delle persone intervistate hanno espresso una valutazione negativa nei suoi confronti.
Impegnato nella campagna elettorale per l’elezione del presidente, con 684 morti dovuti alla crisi politica esplosa nel 2018 – dati della ONG Asociación Nicaragüense Pro Derechos Humanos (ANPDH) – con sette suoi contendenti in galera in base alla recente approvazione di leggi liberticide e ad accuse speciose, Ortega ha impresso da mesi una svolta autoritaria e repressiva al Paese, perseguitando giornalisti, attivisti politici e oppositori, organizzazioni sociali, e i medici che hanno avuto l’ardire di criticare la sua gestione della pandemia.
Di fronte al disastro della sua gestione e alla trasformazione del Frente Sandinista in un obbediente braccio politico degli interessi della sua numerosa famiglia, ad Ortega non rimane che rivendicare di aver riportato la pace e la riconciliazione nel Paese, dopo gli anni terribili della dittatura somozista. Quando ormai il Nicaragua dal 2018 in poi, scendendo in piazza dapprima contro un provvedimento economico del governo, chiedendo poi la fine del regime stesso, desidera voltare pagina.
Suona quindi surreale, con buona parte degli oppositori in carcere, con una campagna elettorale alla quale partecipano solo partitini collaborazionisti con il governo, avendo deciso l’opposizione di chiedere ai nicaraguensi di non andare a votare, le verità del regime propagandate quotidianamente da Rosario Murillo, vice presidente e moglie di Ortega, secondo la quale “il Nicaragua avanza, camminando, rafforzando il cammino di pace, la cultura dell’incontro, in una patria che è di tutti e per tutti, una patria che promuove l’amor patrio, la difesa del nostro onore, il nostro decoro nazionale e la nostra sovranità nazionale. Un Nicaragua che alimenta il lavoro, la sicurezza e la pace.”