In tema di aborto, dal 1998 El Salvador vanta una delle legislazioni più restrittive in America Latina, dove perfino una interruzione involontaria della gravidanza può aprire a chi ne ha sofferto le porte del carcere. Negli ultimi venti anni nel piccolo Paese che viene chiamato el Pulgarcito de América (il Pollicino d’America),181 donne sono state processate per sospetto di aborto, perseguendo legalmente ciò che aveva una causa accidentale o spontanea.
La legislazione salvadoregna punisce infatti l’interruzione della gravidanza in ogni circostanza e la pena prevede fino ad otto anni di carcere anche nei casi di stupro e di pericolo per la vita della madre o del nascituro. Lunedì scorso un giudice ha condannato ad una pena di trenta anni di carcere per omicidio aggravato una contadina di 28 anni che nel 2019, avendo sofferto di una emergenza ostetrica che aveva comportato la morte del feto, aveva cercato aiuto presso una struttura sanitaria pubblica. Invece di soccorrerla, l’ospedale l’aveva denunciata all’autorità giudiziaria che l’ha accusata di praticato aborto processandola per omicidio aggravato.
Una situazione non inedita in un Paese dove accade che le donne che cercano aiuto medico possono essere arrestate e accusate dalla giustizia di omicidio aggravato la cui pena oscilla tra i 30 e i 50 anni di carcere.
Contro la sentenza ha annunciato che ricorrerà l’Associazione per la depenalizzazione dell’aborto, mentre dal canto suo Amnesty International l’ha definita “una farsa di giustizia”, facendo notare come una emergenza ostetrica sia devastante per la persona che ne soffre e il compito dello Stato dovrebbe essere quello di garantire la mitigazione di tale sofferenza e non un suo aggravamento criminalizzando le donne. Ovviamente, a pagare di più sono, come sempre, le donne appartenenti alle classi sociali più povere.
Nel resto dell’America Latina la legislazione è differente nei vari Paesi. Si va dalle nazioni in cui l’aborto è depenalizzato, come Argentina, Colombia, alcuni Stati del Messico, Uruguay, Cuba, Guayana, Guayana francese e Portorico. Ai Paesi come El Salvador, Honduras, Nicaragua, Repubblica Domenicana e Haiti dove esso è proibito.
Ci sono poi Paesi come Paraguay, Venezuela, Guatemala, Perù e Costa Rica che consentono l’aborto nel caso che la vita o la salute della puerpera siano in pericolo. Altri ancora che hanno legislazioni leggermente più permissive rispetto alla salute della madre, come il Cile che però ha introdotto l’aborto libero e gratuito nella bozza di nuova Costituzione che dovrà essere votata il 4 settembre, e il Brasile. La Bolivia ammette tra le cause anche quella dell’incesto, il Belize i fattori socio economici, e l’Ecuador riconosce la minaccia di morte, la salute della donna, quella del feto e la violenza carnale.