Domenica 25 settembre i cubani saranno chiamati a votare il Nuovo Codice di famiglia che introduce il matrimonio ugualitario e include il riconoscimento di diversi padri e madri oltre a quelli biologici e la “gestione della solidarietà” o maternità surrogata. Il Codice è stato sottoposto tra gennaio e aprile a un’ampia consultazione popolare che ha portato alla modifica di quasi il 48 per cento del suo testo, mentre i cubani dovranno rispondere se sono d’accordo o meno. Se i voti favorevoli saranno più del 50 per cento, Cuba rinnoverà la legge in vigore per 47 anni.
L’isola è ancora segnata dal machismo e dall’omofobia, e la questione dell’introduzione del matrimonio ugualitario è tema scottante. In una intervista del 2010 al quotidiano La Jornada, lo stesso Fidel Castro aveva ammesso le ingiustizie perpetrate contro i gay negli anni successivi alla vittoria della rivoluzione cubana nel 1959, indicando se stesso come unico responsabile. Castro, ex presidente del consiglio e comandante in capo, aveva allora detto che oltre agli omosessuali anche le persone di colore e le donne sono stati a lungo discriminati nel paese.
Tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta a Cuba molti omosessuali sono stati imprigionati o mandati a lavorare in campi di rieducazione agricolo-militari. L’omosessualità a Cuba è stata depenalizzata nel 1979, ma gli strascichi del periodo precedente si sono protratti a lungo. Solo nell’ultimo decennio c’è stato un alleggerimento della situazione, e recentemente si è iniziato anche a discutere delle unioni tra persone dello stesso sesso. La figlia di Fidel Castro, Alina, è stata una delle promotrici principali del movimento per i diritti dei gay, come Mariela Castro, figlia dell’ex presidente Raúl.
Mariela è presidente del Centro Nazionale di Educazione Sessuale, e in occasione del prossimo referendum ha ammesso che si tratta di questioni complesse che generano “timori” e “contraddizioni”, ma “devo davvero riconoscere che come società siamo cresciuti.”
Precedentemente il Centro aveva promosso la parità di matrimonio nella proposta della Costituzione approvata nel 2019, che sanciva i diritti di quella comunità. Tuttavia, la sua inclusione nell’ordinamento cubano è stata rinviata a causa del forte rifiuto delle chiese evangeliche e di altri settori sociali.