Con una partecipazione storica che ha raggiunto l’80% dovuta alla obbligatorietà del voto, più di dodici milioni di elettori cileni hanno respinto la bozza di Nuova Costituzione. Vengono confermati i sondaggi delle ultime settimane, anche se la percentuale del rifiuto va ben al di là di quanto era stato previsto.
Di fatto il rifiuto si è imposto con un schiacciante 61,92%, mentre la percentuale di coloro che volevano l’approvazione del nuovo testo, appoggiato dal presidente Gabriel Boric, si è fermata al 38% degli elettori. Il rifiuto si è imposto nelle sedici regioni del paese, mentre l’approvazione ha vinto solo all’estero. Il risultato di oggi è stato molto forte anche nelle regioni che tradizionalmente votavano a sinistra. Ciò significa che il progetto elaborato dalla Convenzione costituente è stato giudicato molto carente.
E probabilmente uno dei motivi dell’attuale risultato è che ad essere eletti alla Convenzione erano stati in buona parte rappresentanti della società civile, esponenti delle lotte sociali per l’accesso all’acqua, femministe, ambientalisti e attivisti sociali proprio all’indomani della rivolta sociale dell’ottobre 2019. Mentre erano stati penalizzati gli esponenti dei partiti tradizionali e quelli di destra avevano ottenuto una rappresentanza insufficiente a condizionare in qualche modo il dibattito.
In sostanza una maggioranza che, se da una parte aveva contribuito all’elezione di Gabriel Boric alla presidenza, dall’altra ha alla fine prodotto un testo che è stato giudicato anche da ambienti di centro sinistra assai divisivo. Tanto è vero che già durante la campagna elettorale per il referendum da molte parti si era invocata la necessità di un suo cambiamento per renderlo più rispondente alla totalità dei cileni.
Ne consegue che l’attuale legge fondamentale rimarrà in vigore, anche se il presidente cileno ha già annunciato che convocherà un nuovo processo costituente al fine di rispettare il risultato del referendum dell’ottobre 2020 quando quasi l’80% dei cileni ha chiesto un cambiamento costituzionale bocciando la Costituzione del 1980 introdotta da Augusto Pinochet. Tuttavia ancora non è chiaro come prenderà avvio questo nuovo processo che questa volta viene demandato al potere legislativo.
Il risultato del voto di domenica è comunque un dato fortemente negativo per il presidente Garbriel Boric, che si era speso a favore dell’approvazione. E già si parla di un rimpasto della compagine di governo nelle prossime ore, mentre per oggi pomeriggio ha convocato alla Moneda, sede della presidenza, tutti i rappresentanti delle forze politiche per discutere su come procedere. “Quando agiamo in unità è quando tiriamo fuori il meglio di noi stessi”, ha detto.
Intanto fioccano i primi commenti al risultato, dovuto secondo alcuni analisti al fatto che a creare maggiore divisione tra i cileni e che li ha spinti a rifiutare il nuovo testo è stata la proposta di fare del Cile uno stato plurinazionale, che avrebbe consentito di essere processati secondo vari sistemi di giustizia, dal momento che alle undici minoranze indigene venivano riconosciuti i loro diritti originari.
Altri elementi che avevano suscitato perplessità si dovevano all’introduzione dell’aborto e del diritto dell’alloggio “degno”. Ciononostante a livello sociale rimane una convinzione della necessità di cambiare la vecchia costituzione del 1980 ampiamente emendata dalla presidenza del socialista Ricardo Lagos.
Mentre per la continuazione del progetto di riforma previsto dal governo Boric è assolutamente necessario un nuovo quando di legge fondamentale, dato che la persistenza della vecchia legge costituzionale renderebbe impossibile l’attuazione delle politiche per attuare le quali il neo presidente è stato eletto.
È pertanto prevedibile che, al di là dei punti più stridenti che hanno generato il rifiuto dei cileni, molti aspetti già presenti nella bozza appena bocciata dovranno essere recuperati, anche se ci vorrà del tempo per avviare un nuovo processo. Assicurando che il Congresso avrà un ruolo centrale in questo nuovo processo, Boric ha detto che ci saranno cambiamenti nel suo gabinetto: “Mi impegno a fare tutto dalla mia parte per costruire insieme al Congresso e alla società civile un nuovo itinerario costituente”, ha detto il presidente.
“Il popolo del Cile ha parlato e lo ha fatto in modo forte, chiaro. I cileni hanno chiesto una nuova opportunità per incontrarci e dobbiamo essere all’altezza di questa chiamata”, ha sottolineato. Nel frattempo, l’ex candidato di estrema destra alla presidenza, José Antonio Kast, ha detto che il trionfo schiacciante del Rifiuto è anche una “sconfitta” del governo della sinistra Gabriel Boric. “Presidente Boric: questa sconfitta è anche la sua sconfitta”, ha detto Kast, celebrando il trionfo ampio del rifiuto, anticipato dai sondaggi ma non con un tale livello di vantaggio.