Il Partito Democratico Laburista ha annunciato di sostenere l’ex presidente Lula dopo che il suo candidato Ciro Gomes non è passato al ballottaggio. Gomes ha accettato la decisione nonostante sia fortemente critico nei confronti di Luiz Inácio ‘Lula’ da Silva. Ne consegue che la coalizione a sostegno di ‘Lula’ che era composta da dieci formazioni politiche aumenta in vista del secondo turno elettorale che si terrà il 30 ottobre.
Gomes lo scorso 2 ottobre aveva ottenuto il 3,04%, e 3.599.196 voti che saranno utili a Lula nella sua battaglia per sconfiggere Bolsonaro. Al secondo turno delle elezioni del 2018 quando si affrontavano l’attuale presidente e Fernando Haddad per il Partito dei Lavoratori, Gomes aveva preso un volo per Parigi pur di non votare quello che era il delfino di Lula.
Dopo aver convocato la direzione, il presidente del Partito Democratico Laburista Carlos Lupi ha affermato di sostenere “ciò che è più vicino” ideologicamente, “che è la candidatura di Lula”. Il partito è uno dei riferimenti storici del centro-sinistra sulla scena politica brasiliana.
Ciro Gomes, ex ministro di Lula e forte critico della sua gestione, si è unito alla decisione del partito. In un video pubblicato poco dopo che il sostegno è stato reso noto, Gomes, senza menzionare Lula o dichiarare esplicitamente il suo sostegno, ha detto di essere d’accordo. Gomes ha rotto con il suo ex capo del Partito dei Lavoratori e non nasconde la sua inimicizia verso di lui. In diverse occasioni dell’attuale campagna lo ha chiamato “fascistoide” e ha sostenuto di essere stato vittima di una campagna contro di lui per favorire Lula.
L’allontanamento dei due è giunto nel contesto della campagna elettorale del 2018, quando l’ex presidente è stato accusato, arrestato per corruzione e la sua candidatura per la conquista del palazzo di Planalto resa impossibile. In seguito i procedimenti contro Lula sono stati annullati dalla Corte Suprema Federale del Brasile. Da quando ha rotto con Lula, Gomes ha espresso un ruolo critico sia nei confronti della sinistra che della destra, creando uno spazio politico che Bolsonaro nel 2018 ha saputo sfruttare per far confluire su di lui la maggior parte dei voti.
Appoggerà Lula al ballottaggio anche Simone Tebet, terza classificata al primo turno. “Gli darò il mio voto perché riconosco il suo impegno per la democrazia e la Costituzione”, ha detto l’ex senatrice candidata del partito Movimento Democratico Brasiliano che ha avuto il 4,16% e 4.915.288 voti. Lei è stata la vera sorpresa di queste elezioni. Sotto la presidenza di Bolsonaro la nazione “è stata abbandonata nel fuoco dell’odio e dei disaccordi”, ha detto Tebet.
Lula ha incassato mercoledì anche l’appoggio dell‘ex presidente del Brasile Fernando Henrique Cardoso, suo storico rivale, che nel secondo turno voterà a suo favore. “In questo secondo turno voto per una storia di lotta per la democrazia e per l’inclusione sociale. Voto per Luiz Inácio Lula da Silva”, ha dichiarato Cardoso, che ha presieduto il Brasile tra il 1995 e il 2002.
Quanto al presidente in carica, in svantaggio di circa cinque punti percentuali rispetto a Lula nel primo turno, sarà appoggiato dall’ex giudice Sergio Moro che ha avuto un ruolo fondamentale nei processi che hanno portato alla condanna di Lula per lo scandalo “Lava jato”, procedimenti in cui sono emersi la sua parzialità e il suo accanimento nei confronti dell’imputato. Successivamente Moro era stato nominato super ministro della Giustizia nel governo di Bolsonaro. Un rapporto che non è durato molto, e che si è concluso con le dimissioni di Moro. Nelle scorse elezioni, dopo aver fallito il tentativo di fare della sua candidatura alle presidenziali l’alternativa ai due maggiori candidati, si era presentato per un seggio al Senato al quale è stato eletto. Sosterrà Bolsonaro anche il nuovo governatore dell’importante Stato di Mina Gerais, l’uomo d’affari Romeu Zema del partito neoliberale ‘Novo’.