Per l’anno in corso, Cuba dimezza la sua previsione di crescita e si ferma al 2% rispetto alla precedente stima ufficiale che era del 4%. La notizia è stata data ieri da Antonio Carricarte, presidente della Camera di Commercio cubana, e corrisponde con le stime fatte nello scorso ottobre dalla CEPAL, l’organismo economico regionale delle Nazioni Unite per l’America Latina. Carricarte ha parlato nel quadro della Fiera Internazionale del Commercio e degli Investimenti che si è aperta ieri all’Avana, confermando che “sono tempi difficili, ma speriamo che questa stima possa migliorare”.
Voce fondamentale dell’economia dell’isola rimane il turismo per il quale quest’anno si prevedono 1,7 milioni di presenze, una cifra di molto inferiore rispetto all’obiettivo di 2,5 milioni di turisti che era stata prevista. Un settore economico fondamentale per l’economia cubana, danneggiato dal COVID e penalizzato dalla restrizioni delle sanzioni che hanno limitato anche i viaggi per ragioni di affari.
La minore crescita dell’economia cubana va ad aggiungersi alle difficoltà di cittadini ed imprese straniere che devono affrontare gli ‘apagones’, i blackout quotidiani dell’erogazione dell’energia elettrica, le carenze del trasporto pubblico e dei rifornimenti di cibo, carburante e medicinali. Un mix micidiale che ha spinto alla protesta dall’11 luglio 2021 masse sempre più vaste di cubani, alla quale il governo ha spesso risposto con la repressione. Il risultato è stato un continuo avvitamento della crisi che ha indotto un numero impressionante di cubani a prendere la strada dell’esilio, passando spesso per il Nicaragua, con l’intenzione di raggiungere gli Stati Uniti. In queste condizioni, non manca chi pensa che anche raggiungere uno sviluppo del 2% sia una stima ottimistica.
Quanto ai blackout, l’Unión Eléctrica (UNE), la società statale che gestisce il settore, ha confermato che le interruzioni di elettricità colpiranno fino al 35% del territorio cubano nell’orario di maggior consumo di energia nel pomeriggio-sera. Una situazione che dura da mesi e che è stata aggravata dal passaggio dell’uragano Ian circa un mese fa, e che fa si che in alcune zone del‘Isola possano essere prive di energia elettrica anche per dieci ore consecutive. I blackout sono in genere causati da rotture e guasti negli impianti termoelettrici antiquati – sette degli otto impianti hanno più di quaranta anni – dalla mancanza di carburante e della manutenzione. Per superare la crisi, a settembre il governo ha annunciato una raffica di riparazioni e nuovi investimenti, ma ci vorrà tempo prima che la situazione possa cambiare.
Secondo dati ufficiali, a tutt’oggi l’UNE, nelle ore di maggior consumo, è in grado di fornire solo 2.051 mega watt a fronte di una domanda di 3.050 mega watt. Un gap che non potrà essere superato in tempi brevi. La mancanza di elettricità colpisce tutti i settori dell’economia e in particolare la vita quotidiana dei cubani, il che sta scatenando il malcontento sociale in un paese che sta attraversando una grave crisi. Questo è stato uno dei motivi principali dopo le proteste contro il governo dell’11 luglio dello scorso anno, le più grandi da decenni, mentre lo scorso settembre è già stato il mese in cui si sono registrate più manifestazioni dell’anno.