Il Partito Liberale brasiliano (PL), che ha sostenuto la candidatura alla rielezione del presidente Jair Bolsonaro, ha chiesto di invalidare il risultato delle elezioni vinte da Luiz Inácio Lula da Silva lo scorso 30 ottobre. Con una istanza al Tribunale Superiore Elettorale (TSE) il partito chiede di “invalidare” i risultati delle urne elettroniche dei modelli più vecchi, più della metà di quelle in funzione, perché le considera impossibili da controllare. Un controllo commissionato dal PL rivelebbe che Bolsonaro è stato il più votato alle urne del modello più recente, prodotte a partire dal 2020, dove avrebbe ottenuto il 51,05% dei voti.
In particolare, la domanda riguarda il 61% delle 577.125 urne utilizzate nelle elezioni di ottobre, su cui il PL ha detto che sono state prodotte tra il 2009 e il 2015 e “non possono essere controllate”, a differenza del modello più recente. In una conferenza stampa convocata dal PL, l’ingegnere Carlos Rocha, responsabile dell’audit, spiega che l’intenzione è di “contribuire al rafforzamento della democrazia” e un “miglioramento del sistema elettorale”.
Secondo il tecnico, il controllo avrebbe rilevato “indicazioni molto forti di malfunzionamento” di molte delle urne, consigliando di effettuare “un possibile controllo, una verifica straordinaria, di fronte a un evento straordinario”. Dal canto suo l’avvocato Marcelo Bessa, che rappresenta il PL, ha aggiunto che “a causa di questo rapporto tecnico, delle incongruenze e dei dati rilevanti” che presenta, il partito ha chiesto alle autorità elettorali di “verificare questo possibile malfunzionamento”, e se questo fosse verificato “dovrebbero essere applicate le misure legali necessarie”, sulle quali ha rifiutato di pronunciarsi.
Lo scorso 30 ottobre, Lula aveva vinto al secondo turno delle elezioni con il 50,9% dei voti, rispetto al 49,1% ottenuto da Bolsonaro. Per tale incombenza, le urne erano state ispezionate e approvate da numerosi organismi ufficiali, comprese le forze armate, che nel loro rapporto sulle elezioni non hanno trovato segni di frode. Riguardo la richiesta del PL, il presidente del Tribunale Superiore Elettorale (TSE), Alexandre de Moraes, ha risposto dicendo che essa può essere analizzata solo se ci sono anche dubbi sul primo turno, tenuto quattro settimane prima. In quella occasione si erano tenute anche le elezioni legislative in cui il PL ha ottenuto 99 deputati, che gli hanno permesso di affermarsi come il gruppo politico maggiore alla camera bassa a partire dal prossimo anno. Dato che le urne sono state utilizzate in entrambi i turni, De Moraes ha invitato il PL a “mettere in discussione anche il risultato del primo turno entro 24 ore”.
Il Partito dei Lavoratori (PT) descrive come un “trucco” la petizione presentata dalla formazione dell’attuale presidente affinché la giustizia annulli le elezioni. “Il ricorso di Bolsonaro al TSE è un trucco che deve essere sanzionato come un contenzioso in malafede”. Basta con la malizia, l’irresponsabilità e l’insulto alle istituzioni e alla democrazia”, dice la presidente del PT Gleisi Hoffmann in un messaggio su Twitter.
“L’elezione è stata decisa nel voto e il Brasile ha bisogno di pace per costruire un futuro migliore”, aggiunge il leader del partito in risposta ai militanti bolsonaristi che sono riluttanti ad accettare il risultato delle elezioni. Dal giorno dopo le elezioni, migliaia di attivisti dell’estrema destra sono accampati alle porte di decine di caserme in diverse città del paese. Chiedono un colpo di stato che impedisca l’investitura di Lula, ma finora i militari hanno completamente ignorato questo movimento. Negli ultimi venti giorni, Bolsonaro non è stato visto in pubblico – pare stia soffrendo di un fastidioso disturbo alla pelle – ed è scomparso dai suoi social network, dove era febbrilmente attivo, ma anche se non ha accettato pubblicamente la sua sconfitta, ha iniziato il processo di transizione con la squadra designata da Lula per questo scopo. È improbabile che la richiesta di Bolsonaro vada lontano, poiché la vittoria di Lula è stata ratificata dal TSE e riconosciuta dai principali politici del Brasile e dagli alleati internazionali, compresi gli Stati Uniti. Ma fa parte di quella strategia “trumpiana” messa in atto da Bolsonaro che vuole minare il risultato uscito dalle urne diffondendo il dubbio e affermando la sua verità alternativa.