Il Brasile è scosso dall’indagine del giornalista e biografo di Lula, Fernando Morais, che rivela dati che confermano lo spionaggio degli Stati Uniti nei confronti del presidente brasiliano. Secondo quanto dichiarato da Morais, la CIA ha spiato Lula da Silva da almeno cinquant’anni a questa parte, da quando nel 1966 si è fatto conoscere come leader sindacale in una fabbrica metallurgica alla periferia di San Paolo. Una attività che è durata fino al 2019, quando Lula è uscito di prigione dopo esser stato scagionato dalle pesanti accuse di corruzione, condizione che gli ha consentito di ricandidarsi e di battere di stretta misura l’ultra destro Jair Bolsonaro.
Che i leader del Partito dei Lavoratori brasiliano fossero al centro dell’attenzione da parte dell’intelligence statunitense non è certo una novità, e fino ad ora il presidente brasiliano non ha ritenuto di commentare. Lo ha fatto la presidente del Partito dei Lavoratori (PT) Gleisi Hoffmann, che giovedì ha detto che oltre cinque decenni di spionaggio da parte degli Stati Uniti contro il presidente Luiz Inacio Lula da Silva costituiscono un “affronto alla sovranità nazionale”.
Hoffmann ha affermato sul sito di social media X, che, secondo “rivelazioni molto serie da parte del giornalista Fernando Morais sullo spionaggio degli Stati Uniti in Brasile”, Lula da Silva è stato spiato durante la sua carriera come leader sindacale e attivista politico da numerose agenzie governative statunitensi, tra cui la Central Intelligence Agency (CIA) e la National Security Agency (NSA). Morais è l’autore di “Lula”, una biografia sul fondatore del PT e sul tre volte presidente del Brasile.
Il principale quotidiano Folha de Sao Paulo ha riferito giovedì che lo studio legale statunitense Pogust Goodhead, che lavora per Morais negli Stati Uniti, ha avuto accesso ai documenti statunitensi prodotti su Lula da Silva, compresi i rapporti di intelligence.
L’attività di spionaggio da parte dell’intelligence americana non costituisce una novità, dato che già nel 2013 erano stati resi noti documenti ottenuti dall’ex tecnico della NSA Edward Snowden e dal giornalista Glenn Greenwald che avevano consentito di rivelare che l’allora presidente Dilma Rousseff era spiata. Edward Snowden, esiliato in Russia come fuggitivo, ha rivelato qualche tempo fa che gli Stati Uniti hanno aumentato nel 2009 le loro azioni di spionaggio illegale in America Latina, proprio quando il presidente Lula da Silva è intervenuto a favore dell’Iran davanti alla comunità internazionale per legittimare la sua produzione di energia nucleare a scopi civili.
Due anni dopo, grazie a WikiLeaks di Julian Assange, si è saputo che almeno 29 telefoni erano stati messi sotto controllo, compreso quello dell’allora presidente Rousseff oltre a quelli di alcuni ministri e consiglieri. Allora la notizia aveva causato una forte crisi diplomatica con l’amministrazione di Barack Obama, spingendo Dilma a cancellare un viaggio ufficiale a Washington all’ultimo minuto. Una crisi diplomatica che in qualche misura era stata attenuata grazie alla visita a Brasilia dell’allora vicepresidente Joe Biden.
Da quello che è emerso, l’attività di spionaggio ha prodotto 819 documenti per un totale di 3.300 pagine, in gran parte frutto dei rapporti redatti dalla CIA. I documenti sono ora in mano di Fernando Morais, che per tre anni ha cercato di accedere a queste informazioni, riuscendo alla fine, grazie alla legge sull’accesso alle informazioni, ad entrare in possesso di 613 documenti della CIA dove Lula è citato, 111 del Dipartimento di Stato, 49 della Defense Intelligence Agency, 27 del Dipartimento della Difesa, otto del Comando Sud degli Stati Uniti, e uno del Comando Cibernetico dell’esercito.
Per il momento, né l’FBI né la NSA hanno risposto alle richieste di Morais, che non ha ancora avuto accesso al materiale completo, mentre non è dato sapere se Lula continua ad essere al centro dell’attività spionistica americana come lo è stato quando ha organizzato scioperi di massa al tempo della dittatura militare, fondato il Partito dei Lavoratori (PT) alla fine degli anni ’70, e durante i suoi primi due governi (2003-2007) e (2007-2010).
Particolare interesse le agenzie statunitensi hanno dedicato alla sua relazione con la Cina e con il Medio Oriente, ai piani militari brasiliani, alla relazione con il suo successore, l’ex presidente Dilma Rousseff e alla compagnia petrolifera a capitale misto Petrobras, la più grande azienda del paese.
Morais tre anni fa ha pubblicato una prima parte della sua biografia ed ora sta lavorando al secondo volume dell’opera. Attraverso i suoi avvocati ha richiesto rapporti, sondaggi, e-mail, lettere, verbali di riunioni, registri telefonici e altri documenti elaborati dalle agenzie di intelligence statunitensi. “È necessario far luce sulla relazione tra i due paesi più grandi del continente americano. Questo è il diritto del nostro cliente Fernando Morais e di tutti i brasiliani. Siamo fiduciosi che le autorità nordamericane risponderanno alla nostra richiesta”, ha detto Tom Goodhead, di Pogust Goodhead. la filiale nordamericana che aiuta Morais con le sue richieste di informazioni. “Sappiamo che il governo americano ha analizzato da vicino la scena politica brasiliana negli ultimi decenni, e Lula è uno dei personaggi più sorprendenti e importanti della storia dell’America Latina”, ha detto Morais.