La Corte Suprema del Brasile ha deciso di rinviare a giudizio Jair Bolsonaro per tentato colpo di stato. L’ex presidente e altri sette imputati erano stati denunciati dalla Procura per “abolizione violenta dello Stato di diritto democratico, tentativo di colpo di stato, coinvolgimento in un’organizzazione criminale armata, danno qualificato e deterioramento del patrimonio”.
L’accusa sostiene che l’ex capo di Stato, 70 anni, ha guidato un’organizzazione criminale che ha cercato di impedire l’investitura del presidente Luiz Inácio Lula da Silva, dopo aver perso le elezioni nel 2022. Bolsonaro, che rischia una condanna fino a 40 anni di carcere, non si è presentato mercoledì nell’aula della Corte Suprema Federale (STF) a Brasilia, a differenza del giorno prima.
L’indagine collega anche direttamente Bolsonaro ai disordini dell’8 gennaio 2023, quando i suoi sostenitori hanno preso d’assalto le sedi dei tre poteri a Brasilia. Il leader dell’opposizione brasiliana, che è uno dei punti di riferimento dell’attuale estrema destra mondiale, proclama la sua innocenza e si dichiara un “perseguitato”. In precedenza, l’ex presidente brasiliano era stato impedito a candidarsi fino al 2030 per aver messo in discussione il sistema delle urne elettroniche senza portare prove. Ma non ha perso la speranza di aver ridotta la sua sospensione.
“Al momento, sono un candidato”, ha dichiarato giorni fa. Mentre paragona la sua situazione a quella di Donald Trump, che è tornato alla Casa Bianca nonostante i suoi problemi legali, e spera che il presidente degli Stati Uniti eserciti “influenza” a suo favore. L’incertezza sul suo futuro giudiziario e politico giunge mentre l’attuale presidente Lula non ha ancora fatto sapere se aspira alla rielezione, e registra un calo della sua popolarità.