La camera dei Deputati argentina ha dato il via libera oggi al progetto di legge che legalizza l’interruzione della gravidanza. Il provvedimento, fortemente voluto dal governo di sinistra del presidente Alberto Fernández, è passato con 131 voti a favore, 117 contrari e sei astensioni.
Il voto è avvenuto in una atmosfera di grande tensione, a tal punto che alcuni deputati hanno denunciato pressioni e minacce da parte di gruppi pro-vita, e un deputato della provincia di Jujuy ha affermato di essersi astenuto proprio a causa delle minacce ricevute.
L’approvazione odierna rappresenta solo il primo momento di un iter legislativo che, per poter essere portato a conclusione, prevede un prossimo passaggio al Senato, organo in cui l’approvazione della legge non è così scontata, visto che già due anni fa ha respinto un progetto simile.
Per giungere al voto sono state necessarie oltre 16 ore di seduta da parte della Camera dei Deputati, che finalmente ha approvato una legge che sana una situazione in cui fino ad ora l’interruzione della gravidanza era consentita solo alle donne che avevano subito una violenza carnale o che correvano un pericolo di vita continuando la gravidanza. Il voto fa dell’Argentina il paese più avanzato nel panorama latinoamericano in cui l’aborto è quasi sempre penalizzato.
Ciò facendo l’Argentina finalmente abbandona il cammino della minaccia penale e della diseguaglianza, per intraprendere quello della giustizia sociale e dell’esercizio dei diritti.
Il testo approvato permette l’interruzione della gravidanza fino alla quattordicesima settimana inclusa, e ammette eccezioni oltre questo limite solo per i casi di violenza sessuale, di gestanti minori di 13 anni o in pericolo di vita.
Quanto al sistema sanitario sia pubblico che privato, la legge introduce l’obbligo di dare corso gratuitamente alla richiesta di aborto entro dieci giorni dalla data di presentazione della domanda da parte della donna intenzionata a interrompere la gravidanza. Mentre, come già accade nella legge italiana, viene consentito l’esercizio dell’obiezione di coscienza da parte del medico il quale è comunque obbligato a garantire la realizzazione della pratica.
L’approvazione della legge premia la lunga mobilitazione da parte delle donne argentine che si erano già battute al tempo della presidenza di Mauricio Macri, il quale, sull’onda delle proteste di piazza, aveva espresso il proprio favore personale per un cambiamento della normativa.
La notizia del voto è stata accolta dai festeggiamenti di migliaia di sostenitori dell’aborto che avevano organizzato una veglia nella piazza antistante il palazzo del Congresso.
“Siamo di fronte ad un momento storico nel quale possiamo cambiare la visione che fonda il funzionamento del sistema sullo sfruttamento delle donne” ha detto la deputata della maggioranza Gabriela Cerruti nell’ultimo intervento prima della votazione.