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MapBiomas è un’iniziativa di SEEG/OC (Greenhouse Gas Estimas Estimation System of the Climate Observatory) ed è prodotta da una rete collaborativa di co-creatori formata da ONG, università e società tecnologiche organizzate per biomi e temi trasversali. Secondo studi realizzati attraverso le immagini satellitari e l’intelligenza artificiale, MapBiomas ha appurato che negli ultimi trenta anni la perdita totale di vegetazione nativa in Brasile è stata di 1,1 milioni di ettari che, tanto per dare un’idea, corrispondono all’area di un paese come la Giamaica.  Nel decennio compreso tra il 2010 e il 2020, l’attività mineraria esercitata dentro le aree indigene è cresciuta del 495 %, colpendo le tribù Kayapó e Mundurukú, nello Stato di Pará, e quella Yanomami negli Stati di Amazonas e Roraima.

Le analisi di MapBiomas offrono anche un’altra risultanza interessante, ovvero che le riserve in cui vivono le popolazioni indigene hanno perso solo l’1% della vegetazione originaria a fronte del 20,6% andato perduto nelle aree private. Dato che dimostra la capacità di preservazione ambientale delle popolazioni indigene che vivono in 488 aree delimitate che rappresentano il 14% del Paese. Avendo la foresta amazzonica un ruolo fondamentale nella regolazione del clima terrestre, la continua perdita di capacità di rigenerarsi condurrà al punto di non ritorno che gli esperti del Panel Scientifico dell’Amazzonia prevedono sarà raggiunto addirittura prima del 2050. Se nel frattempo non si interrompe e non si inverte il fenomeno della deforestazione, la foresta non sarà più in grado di produrre l’umidità necessaria alla sua sopravvivenza trasformandosi in savana.

Il fenomeno della deforestazione è strettamente legato all’esercizio del garimpo, l’estrazione mineraria artigianale, che durante il governo di Jair Bolsonaro è aumentata del 205% secondo quanto si evince dai dati dello stesso governo brasiliano, quando negli ultimi due anni 7.401 ettari di vegetazione nelle riserve indigene sono andati in fumo, triplicando i 2.420 ettari bruciati nei tre anni precedenti.

L’attività  è attualmente fuori legge, ma Bolsonaro la vuole legalizzare in quanto attività artigianale, mentre gli ambientalisti la considerano come una reale minaccia alla selva amazzonica per il suo carattere che la assimila allo sfruttamento industriale. Lo scorso mese di febbraio Bolsonaro ha fatto votare un decreto che ha ufficializzato lo sviluppo del garimpo, mentre è attualmente in discussione con carattere di urgenza un provvedimento che consente lo sfruttamento di risorse minerali e naturali nelle terre indigene. Laddove l’urgenza viene spiegata come una gli effetti dell’attuale conflitto in Europa, che espone il Brasile al pericolo di restare senza potassio, minerale esportato dall’Ucraina.

Il Brasile si accinge a discutere provvedimenti che rischiano di accentuare la distruzione della foresta amazzonica, ma la protesta di circa 7.000 indigeni a Brasilia contro la politica di Bolsonaro ha fino ad ora rallentato l’iter di approvazione. Fino a quando?