Il presidente messicano Andrés Manuel López Obrador ha dichiarato che chiederà a Joe Biden il rilascio di Julian Assange, il fondatore di Wikileaks, per il quale il sistema giudiziario britannico ha autorizzato l’estradizione negli Stati Uniti, dove rischia di rimanere in carcere per 157 anni.
“Sono consapevole che va contro i gruppi duri negli Stati Uniti, come in tutti i paesi, – ha detto AMLO – ma l’umanesimo deve prevalere. Il Messico apre le porte ad Assange nel caso in cui si decidesse di liberarlo. Ci sono dei meccanismi per farlo”. , ha detto il presidente, nella conferenza mattutina di martedì.
López Obrador che sarà in visita a Washington nel prossimo mese di luglio in una data non ancora comunicata, ha ribadito l’importanza di difendere i diritti e la libertà di espressione, e ha definito Assange uno dei migliori giornalisti del mondo oggi. Mentre ha ricordato di averlo fatto a suo tempo con Donald Trump, il presidente messicano ha assicurato che sosterrà la stessa richiesta con Biden.
“Molti non sanno che quello che ha fatto è stata un’indagine non ortodossa. Raccoglieva cablogrammi e rapporti dalle ambasciate americane dove si parlava di atti di interventismo e di crimini commessi, di flagranti violazioni dei diritti umani. Non solo testi, ma immagini”. Nel corso della conferenza stampa López Obrador ha mostrato un video dell’omicidio di giornalisti in Iraq da parte di piloti dell’aeronautica americana, una delle questioni più delicate che Assange diffondeva all’epoca.
“E le libertà? – si è chiesto AMLO – Rimuoveremo la statua della libertà da New York? Continuiamo a parlare di democrazia? Continueremo a parlare di tutela dei diritti umani e della libertà di espressione?”
Una presa di posizione a favore di Assange e della libertà di stampa che fa onore al presidente messicano. Che dopo questa uscita sicuramente metterà fine ai suoi attacchi giornalieri che nelle sue conferenze stampa mattutine rivolge ai giornalisti colpevoli di non raccontare la sua verità, e soprattutto farà finalmente qualcosa di concreto per far sì che il suo Paese cessi di essere uno dei luoghi più pericolosi al mondo per chi come lavoro informa l’opinione pubblica. Gli omicidi di giornalisti quest’anno sono stati 11 e quasi 70 dall’inizio del suo governo.