Nel corso di un’intervista all’emittente W Radio, il ministro degli Esteri colombiano Álvaro Leyva ha rivelato che il governo sta portando avanti azioni umanitarie e negoziando il rilascio di alcuni prigionieri politici detenuti in Nicaragua con l’approvazione del presidente Gustavo Petro. “Assolutamente, certo che si”, ha ammesso Leyva in risposta al giornalista che lo incalzava sulla veridicità delle informazioni che sono recentemente circolate circa la ragione del non voto da parte del nuovo governo lo scorso 12 agosto.
Allora aveva fatto scalpore il non voto della Colombia, unico paese membro dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), della condanna per violazione dei diritti umani nei confronti del Nicaragua, quando il rappresentante colombiano era risultato assente al Consiglio Permanente. Inizialmente l’assenza era stata interpretata come un disguido dovuto al cambio di ambasciatori a pochi giorni dall’insediamento di Petro, anche se poi si è capito che si era trattato di una decisione volontaria, dato che nemmeno successivamente il nuovo governo aveva espresso appoggio alla risoluzione.
Ciò ha sollevato critiche nei confronti di un governo che ha fatto del rispetto dei diritti umani la sua linea di condotta, e ha provocato la presentazione di una mozione di censura contro il ministro degli Esteri Álvaro Leyva da parte dell’opposizione, che, visti i rapporti di forza in parlamento, ha poche chance di successo. Successivamente a ciò, il suo Ministero aveva comunque voluto precisare che l’assenza era dovuta a ragioni strategiche e umanitarie, e non ideologiche.
La condotta della diplomazia colombiana era stata involontariamente chiarita recentemente dal nicaraguense William Grisby, secondo El Confidencial “uno dei principali propagandisti del regime di Daniel Ortega”, nel corso del suo programma radiofonico. Si è quindi capito che il non voto contro il Nicaragua era la contropartita che il governo colombiano aveva offerto in cambio del rilascio da parte delle autorità di Managua di un gruppo di quattordici prigionieri politici, tra i quali gli ex candidati presidenziali Chamorro, Mairena, Mora Barberena e Madariaga. Un negoziato in cui, secondo Daniel Coronell di W RADIO, sarebbe coinvolto anche il governo cubano. Oltre a ciò, il negoziato riguardava la possibilità per i pescatori dell’isola caraibica di San Andrés di pescare in acque che il Tribunale Internazionale dell’Aja aveva dichiarato nicaraguensi nel 2012.
Finché ieri, consultato sulle versioni della stampa circolate sulla questione durante la settimana, Leyva ha assicurato a W Radio che, con l’approvazione del presidente Gustavo Petro, la Colombia sta portando avanti azioni “umanitarie” per raggiungere la libertà degli oppositori del presidente Daniel Ortega.
Leyva si è detto “tranquillo” e “compiaciuto” di fare “tutto” ciò che è alla sua portata “per ottenere la liberazione di quelle persone”, e ha descritto per la prima volta Ortega come uno dei “violatori per eccellenza dei diritti umani”. “Il presidente Petro, rappresentato dal Ministero degli Esteri, deve dire che non siamo in alcun modo con il signor Ortega”, ha aggiunto, e ha annunciato che la Colombia condannerà il Nicaragua in una prossima sessione delle Nazioni Unite.