In una intervista di ieri a EFE, Israel Ramírez Pineda, alias “Pablo Beltrán”, capo negoziatore dell’ELN, ha assicurato che il gruppo di insorti si aspetta che inizino i negoziati di pace con il governo nazionale in poche settimane. “Siamo in un processo di ripresa dei colloqui”, ha detto Beltrán, aggiungendo che mentre il governo colombiano “sta costituendo la sua squadra di negoziatori”, l’ELN è “in procinto di valutare il periodo che stiamo chiudendo e anche di rifare la delegazione di dialogo”. Beltrán ha anche affermato che si stanno valutando le offerte pervenute da Cile e Spagna di aiutare il processo di pace e di ospitare i colloqui futuri, e che ritiene probabile un modello di “sedi rotanti”, secondo il quale i negoziati potrebbero riprendere all’Avana per poi spostarsi in altri luoghi.
Ciò rende il primo passo verso la ‘pace totale’, perseguita da Gustavo Petro fin dalla sua campagna presidenziale, vicino. I negoziati con l’ELN erano stati interrotti il 18 gennaio 2019 dall’allora presidente Iván Duque dopo l’attacco alla Escuela de Cadetes de Policía General Santander, perpetrato dalla formazione guerrigliera un giorno prima a Bogotà e che aveva causato 22 morti e 68 feriti.
Gli avvicinamenti tra il governo nazionale e l’ELN sono iniziati giovedì 11 agosto, quando Iván Cepeda, senatore del Patto Storico, e l’alto commissario per la pace, Danilo Rueda, si sono recati all’Avana per ristabilire i dialoghi con la più antica guerriglia del continente. Lo scopo del viaggio era di rafforzare le relazioni con Cuba e a prendere contatto con il capo della guerriglia Eliécer Erlinto Chamorro, alias Antonio García, comandante in capo dell’ELN.
Alla riunione all’Avana aveva partecipato anche il ministro degli Esteri Álvaro Leyva che lo aveva annunciato in un post su Twitter: “La pace totale non è solo nazionale, ma va oltre i confini. Condivido una foto scattata questa mattina minuti prima di partire per la Repubblica di Cuba”.
In quest’ottica, il 20 agosto 2022 Gustavo Petro aveva annunciato la sospensione dei mandati di cattura ed estradizione contro i capi negoziatori della guerriglia, al fine di ristabilire il dialogo, la via obbligata per raggiungere la pace totale in Colombia. Successivamente il governo colombiano aveva deciso di sospendere i bombardamenti degli accampamenti guerriglieri dove potessero essere presenti minori arruolati con la forza nelle file degli insorti. Considerati vittime del conflitto dal governo colombiano che si è fatto paladino del rispetto dei diritti umani.
In carica da poco più di un mese, il presidente Gustavo Petro gode di un grande sostegno popolare. La maggior parte dei colombiani è d’accordo con la sua proposta di cambiamento. Tuttavia, alcuni degli annunci che ha fatto dividono l’opinione dei cittadini. Il più recente studio del Centro Nazionale di Consulenza (CNC) per l’organo di informazione SEMANA rivela che l’approvazione di Petro è al 69 per cento, mentre lo disapprova il 20 per cento dei colombiani.
Un risultato considerevole, visto che durante la campagna presidenziale, la percentuale di disapprovazione nei suoi confronti ha persino superato quella dell’approvazione. Allora, un sondaggio del CNC nell’ottobre 2021 riportava favorevole a Petro il 35 per cento dei colombiani e sfavorevole il 56 per cento.